13 settembre 2005

Geni egoisti, geni gelosi…

Pennac autorizza a leggere, in “Come un romanzo”, più di un libro contemporaneamente. E come si fa a disobbedire a un grande della letteratura? E così, mentre leggo Niccolò Ammaniti, Coelho (sotto consiglio di Cristina), mi dedico anche a “Il gene egoista”.
Spulciando qua e là tra le pagine di questo piacevole libro scientifico, davvero rivolto a studenti e professori, mi è balzata all’occhio questa considerazione, o meglio, ricerca, effettuata da un gruppo di studiosi italiani.
Due italiani su tre sono convinti che la gelosia sia determinata geneticamente, uno su tre dubita del suo ruolo evolutivo e uno su due ritiene che la gelosia possa e debba essere curata con appositi farmaci. E’ un insieme di dati che invita a riflettere su come giornali e tv presentano l’informazione scientifica in generale e quella genetica in particolare. Quasi ogni giorno si annuncia la scoperta del gene che determina questa o quella malattia, questo o quel comportamento (infedeltà, pigrizia, ottimismo...). Si è così creata nell’opinione pubblica una ingenua visione meccanicistica della genetica. In realtà, a parte pochi casi, i geni agiscono in gruppo e si attivano soltanto in certe fasi della vita. I comportamenti sono un mix molto complesso di cultura, influssi ambientali e gruppi di geni ancora in gran parte sconosciuti. La cieca fiducia degli italiani nella potenza dei geni nel determinare la gelosia e vari altri sentimenti e comportamenti è quindi frutto di una cattiva informazione.
E’ paradossale, poi, che gli stessi cittadini, tanto fiduciosi nei cromosomi, siano poi così diffidenti verso le applicazioni della genetica, a cominciare dalle biotecnologie.

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