22 febbraio 2006

Amori lisci e amori con ghiaccio


Domenica sera il capitombolo della coppia (solo professionale) di pattinatori italiani, seguìto da quei ventisei terrificanti secondi di ghiaccio reciproco in mondovisione, ha aperto in molte coppie effettive un dibattito sui sentimenti che rimanda a «Casomai» di D’Alatri: quel bel film inframmezzato da spezzoni di ballo in cui proprio Maurizio Margaglio e Barbara Fusar Poli - in un anticipo di realtà - recitavano sui pattini le varie fasi dell’epopea coniugale: dalla danza sfrenata dell’innamoramento fino alla caduta della crisi. La maggioranza tende a prendersela con il maschio. Intanto perché, come spesso capita ai maschi, sarebbe recidivo. Fu già lui a sbagliare nelle precedenti Olimpiadi, propiziando la separazione della coppia: perdonarlo per amor di patria si è dimostrato ancora una volta inutile. Ma la colpa che soprattutto le donne gli attribuiscono sta nel non aver avuto il coraggio virile di consolare la partner davanti al mondo, chiedendole scusa invece di tenerla a distanza con un atteggiamento da maschietto impaurito del terzo millennio.

Chi lo difende, una minoranza combattiva, fa notare che lui ha sbagliato per rimediare a un’incertezza di lei, e che lo sguardo della donna - un incrocio fra quelli di Nikita e di Jack lo Squartatore - scoraggiava i tentativi di rappacificazione, suggerendo piuttosto un’immediata richiesta di asilo politico al consolato di Bengasi. Una cosa è sicura: ogni coppia rappresenta una magia miracolosa e smarrisce se stessa non appena ciascuno dei suoi membri, per noia o per paura, smette di sentirsi un «io» perso in un «noi» e ricomincia a pensarsi e ad agire solo come «io». Succede sul ghiaccio, ma anche in altri luoghi molto più scivolosi, tipo la vita.

Massimo Gramellini

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