26 gennaio 2006

Valeriana


E' una pianta erbacea perenne con rizoma sotterraneo e fiori che si riuniscono ad ombrello. Cresce in luoghi umidi e ombrosi, nei prati e nei boschi dal mare alla montagna di tutt'Italia. Si raccoglie estirpando il rizoma vecchio di due o tre anni in autunno e primavera. L'uso della Valeriana come pianta medicinale è antichissimo, il termine deriva dal latino e significa "star bene". E' una tra le piante più note della medicina popolare e ufficiale. Recenti ricerche scientifiche hanno riconosciuto nella radice le sue proprietà medicinali. Trova largo impiego come sedativo del sistema nervoso centrale, isterismo, insonnia nevrosi, crampi addominali, ipereccitabilità e come antispasmodico generale. I preparati possono essere a base di succo o polvere, ma quello più valido resta la tintura, reperibile in erboristeria o farmacia.La Valeriana non deve essere assunta per più di 10 gg. consecutivi, se necessario può essere ripresa dopo un paio di settimane, è utile consultare medico o farmacista per una corretta utilizzazione. Esternamente è usata per alleviare gli effetti di distorsioni e contusioni, dolori muscolari e nevralgie di varia origine.

Detto questo...Tutto Scienze di giovedì propone questo articolo del dott. Garattini


Tutto quello che è
naturale è buono. Sbagliato. Le
erbe fanno sempre bene. Sbagliato
all’ennesima potenza. Se si
considera che l’iperico può causare
danni immunitari, l’aglio
emorragie, la liquirizia ipertensione,
il ginseng (noto per le sue
proprietà stimolanti) se concentrato
rischia di interferire con i
contraccettivi orali, si scopre
che c’è un mondo ricco di pericoli,
nascosto dietro la bandiera
verde della natura. Tra gli inquisiti
figurano persino salvia, tamarindo
e valeriana, che, se assunti
in dosaggi sbagliati assieme ad
alcuni farmaci, possono annullare
l’effetto del farmaco o causare
danni collaterali.
sull’esistenza
di un pregiudizio legato
all’assunto che qualsiasi estratto
vegetale sia un toccasana o, al
massimo, si limiti ad essere innocuo.
Invece non è vero: esistono
sostanze di cui ignoriamo la
struttura e gli effetti
sull’organismo.
Manca la base scientifica,
che non può essere sostituita
dalla tradizione. I preparati non
assicurano una composizione costante
ed è impossibile misurare
le sostanze chimiche in essi presenti».
«Consiglio ai medici di chiedere
ai pazienti, prima di prescrivere
un farmaco, se assumono
erbe.

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