13 gennaio 2006

Nel nome del dialogo

Tratto da Le Scienze, gennaio 2006 (Enrico Bellone)

« Ci sono due vie per criticare una teoria. Si può dimostrare che alcune sue previsione non sono conformi a misure di laboratorio, o che in alcuni suoi punti si annidano errori di deduzione: in tal caso, la teoria deve essere corretta, o sostituita con un’altra. Si può, invece, sostenere che è falsa perché è contraria a idee politiche, filosofiche o religiose: in tal caso, va respinta in blocco perché è fastidiosa e pericolosa.
La seconda via è alquanto sbrigativa. Consente infatti, a che la percorre, di eliminare sia la teoria sia i suoi sostenitori. La fisica di Einstein fu respinta dai nazisti per “giudaica e bolscevica”, non perché sbagliata; la genetica fu rigettata dal regine di Stalin in quanto era “borghese”. […] Ci sono anche casi in cui i liquidatori non sono gruppi di fanatici, ma raffinati e influenti intellettuali. […] Benedetto Croce. Il quale non sapeva nulla di teorie sull’evoluzione delle specie: nessun rimprovero, nel ricordare questa sua carenza, poiché egli studiava altre cose, e le studiava molto bene. Pur essendo incompetente in biologia, però, nel 1939 Croce scrisse parole grevi sulle teorie nate con Darwin. […] La sfaccettature rilevante, in questa valutazione crociata, sta nel condannare una teoria non perché se ne dimostra l’erroneità scientifica, ma perché si giudica incompatibile con alcuni presupposti filosofici. […] Tenendo conto di ciò che è successo in Europa pochi decenni or sono, dovremmo essere tutti più saggi ed equilibrati, e cercare, attraverso discussioni anche animate, di risolvere con il dialogo i problemi che ancora permangono sul delicatissimo terreno dei rapporti tra scienza, filosofia e religione. Sottolineando che però il dialogo presuppone l’esistenza di dialoganti veri, e cioè di interlocutori che non si chiudano nei recinti di posizioni fondamentaliste.
[…]Antichi errori stanno dunque tornando in scena, fingendo di essere nuovi. Stiamo attenti se auspichiamo una libera scienza».

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