15 aprile 2006

Notizia Oggi, 13 aprile 2006

A quasi due settimane di distanza dalla trasferta in Nepal, il ricordo di questa meravigliosa esperienza è ancora fervido e vivido. Anzi, personalmente, posso giudicarlo indelebile; è impossibile descrivere e tradurre in parole il calore e l’accoglienza che il Gruppo Folkloristico locale e il popolo nepalese ci hanno riservato, così come è particolarmente difficile riportare le sensazioni di questa grande esperienza umana.
Nonostante gli avvenimenti politici che, in questi giorni, la cronaca ci sottopone, il Nepal si presenta come un Paese splendido, il cui paesaggio, ma soprattuto il cui popolo, ha superato di gran lunga le nostre aspettative. Mi ha travolto uno stile di vita differente, molto più colorato e allegro del nostro, ma soprattutto, mi ha colpito l’allegria, gli occhi e il sorriso dei bambini che, numerosi, ci “scortavano” durante le sfilate e manifestazioni, occhi e sorrisi capaci di andare ben oltre la povertà e la miseria, e in grado di trasmettere gioia e affetto, e accontentarsi di una semplice caramella. Già, perché il Nepal è un Paese povero, ma non desolato, perché la dignità con cui le persone affrontano questa situazione è davvero sorprendente; posso infatti dire di aver constatato che nelle condizioni di vita più semplici e umili si nasconde il più grande rispetto per l’ospite. L’accoglienza è stata inequiparabile, e l’attenzione nei confronti delle nostre esigenze formidabile: eravamo davvero al centro dei loro pensieri! Non possiamo certo dire che i ragazzi dell’organizzazione non si siano impegnati nel preparare questo grande evento, tanto che non solo hanno predisposto gli spazi e le strutture per le esibizioni, ma anche hanno trascorso con noi tutto il loro tempo libero per farci vivere delle giornate indimenticabili, assecondandoci come potevano in ogni nostra richiesta. E’ bellissimo scoprire come in condizioni difficili si stringano rapporti intensi, superando le barriere della lingua, della religione e della cultura, ma soprattutto è piacevole sentire parlare dei ragazzi (perché le nostre guide ed organizzatori erano tutti ragazzi giovani) con entusiasmo del loro Paese, con una preparazione in merito a tradizioni e storia molto superiore alla nostra, segno tangibile che dietro a tutto ciò c’è una vera passione per le proprie radici. Ma ciò che mi ha colpito di più sono stati i bambini. Erano tantissimi, solari, simpatici, e con molta voglia di comunicare e stringere amicizia, e i pochi fortunati con la possibilità di andare a scuola, di mettere alla prova il loro inglese e le loro conoscenze. Di questi bambini abbiamo portato a casa numerose foto, non solo perché erano davvero caratteristici nei loro abiti, ma anche perché chiedevano una fotografia solo per poter sorridere e poi vedersi nel display della fotocamera digitale.
L’emozione più grande mi ha sorpreso dopo l’ultimo spettacolo, dove siamo stati letteralmente travolti dalla folla che voleva manifestarci la sua stima, calore, apprezzamento, gratitudine e voglia di fare festa.
Questo è stato il mio primo bagno di folla e spero che a questa esperienza forte, che mi ha caricato di voglia di vivere e gioia, ne seguano molte altre, perché il mondo del folklore apre davvero tantissime porte e abbatte numerose futili barriere.

Una folklorina,
Marta Tadi

2 commenti:

raraavis ha detto...

Oh! E finalmente ti hanno permesso di pubblicare senza tagli e aggiustamenti vari... ERA ORA! Complimenti!

Martella 2000 ha detto...

Si, ho dovuto piangere in cinese perchè me lo pubblicassero per intero!! Ma hanno compreso che per me è stata un'esperienza importante....