24 febbraio 2006

24 febbraio



Nonostante ne abbia ricevuti tanti....me li faccio anche da sola!!!!

22 febbraio 2006

Olimpiadi - ghiaccio

Alla fine, non ci siamo riusciti. Nè nella coppia, nè nella figura. Cioè, abbiamo fatto proprio una magra figura. Cadono Barbara e Maurizio, e poi cadono tutti. E' che siamo troppo passionali, ci facciamo prendere troppo dal pubblico, e poi si scivola. Ma, d'altra parte, non si può fare nulla. Si gioca in casa e il tifo e le aspettative sono tante. Mentre a russe e cinesi/giapponesi, dal cuore di ghiaccio, spettano i migliori risultati. Però questo pattinaggio, o meglio, queste olimpiadi, qualcosa ci hanno insegnato. Innanzitutto, i sondaggi, dicono che il numero di telespettatori è enorme, maggiore di qualsiasi altro programma. Alla faccia dei programmi più seguiti come Amici, Grande Fratello, La Fattoria, tutte le varie Soap Opera...mi pare una buona rivincita per il pubblico italiano, sempre definito come amante della trash tv. Anche noi sappiamo scegliere gli eventi di qualità. E poi lo spirito olimpico e patriottico ci hanno trascinato. Io ho guardato di tutto. Fondo, biathlon, pattinaggio, curling, pattinaggio di velocità, skateboard, sci alpino, combinata nordica...E secondo, le olimpiadi ci hanno mostrato che il mondo è pieno di gente strana. Se avete fatto caso, nessuno ha incominciato a pattinare perchè non aveva altro da fare o perchè doveva scegliere uno sport per dimagrire. No. Tutti che hanno iniziato perchè il nonno li ha portati in Alaska in vacanza, o perchè per raggiungere il lavoro non potevano prendere l'auto causa ghiaccio. Così come chi torna a pattinare dopo anni di assenza perchè un brusco atterraggio aereo ha fatto apripre la cappelliera e i pattini sono caduti in testa causando un trauma cranico. Mah. Sta di fatto che abbiamo imparato tanto. Insomma, ognuno ha una storia speciale da raccontare.

Nepal...



Nonostante qualsiasi malattia sia endemica. Nonostante non esista un servizio sanitario nazionale. Nonostante non ci sia un consolato italiano, ma il più vicino è a New Delhi. Nonostante la sporcizia regni sovrana...deve essere un posto splendido, ricco di quella tradizione un po' magica (esistono ancora dee bambine viventi, racconti di città fantastiche...) e con quella spiritualità profumata e profonda...

Amori lisci e amori con ghiaccio


Domenica sera il capitombolo della coppia (solo professionale) di pattinatori italiani, seguìto da quei ventisei terrificanti secondi di ghiaccio reciproco in mondovisione, ha aperto in molte coppie effettive un dibattito sui sentimenti che rimanda a «Casomai» di D’Alatri: quel bel film inframmezzato da spezzoni di ballo in cui proprio Maurizio Margaglio e Barbara Fusar Poli - in un anticipo di realtà - recitavano sui pattini le varie fasi dell’epopea coniugale: dalla danza sfrenata dell’innamoramento fino alla caduta della crisi. La maggioranza tende a prendersela con il maschio. Intanto perché, come spesso capita ai maschi, sarebbe recidivo. Fu già lui a sbagliare nelle precedenti Olimpiadi, propiziando la separazione della coppia: perdonarlo per amor di patria si è dimostrato ancora una volta inutile. Ma la colpa che soprattutto le donne gli attribuiscono sta nel non aver avuto il coraggio virile di consolare la partner davanti al mondo, chiedendole scusa invece di tenerla a distanza con un atteggiamento da maschietto impaurito del terzo millennio.

Chi lo difende, una minoranza combattiva, fa notare che lui ha sbagliato per rimediare a un’incertezza di lei, e che lo sguardo della donna - un incrocio fra quelli di Nikita e di Jack lo Squartatore - scoraggiava i tentativi di rappacificazione, suggerendo piuttosto un’immediata richiesta di asilo politico al consolato di Bengasi. Una cosa è sicura: ogni coppia rappresenta una magia miracolosa e smarrisce se stessa non appena ciascuno dei suoi membri, per noia o per paura, smette di sentirsi un «io» perso in un «noi» e ricomincia a pensarsi e ad agire solo come «io». Succede sul ghiaccio, ma anche in altri luoghi molto più scivolosi, tipo la vita.

Massimo Gramellini

17 febbraio 2006

Laurea

Ragazzi, mi laureo! Si, manca ancora tempo, però ho definito stage e sessione di laurea. Mi sembra così strano, sono già quasi passati tre anni...Non mi sembra vero iniziare a lavorare alla mia tesi, andare a colloquio con il mio relatore, definire le linee di ricerca per lo stage...
Allora. Calma e sangue freddo. Finisco con tutta la tranquillità necessaria questo semestre, e dopo le vacanze estive, a settembre, inizio le mie 100 ore in laboratorio. Alla fine ho deciso: trascorrerò i mesi di settembre e ottobre a Segrate, presso il polo L.I.T.A. dell'Università di Milano, nel laboratorio (spero!) del prof. Mosca a ricercare sulla senescenza eritrocitaria e/o Diabete Mellito e/o tecniche metrologiche per le emoglobine minori. Un gran lavoro!!!!
Martedì 28 consegno il mio piano di studio, e poi si parte in volata verso febbraio 2007!!!!!!

16 febbraio 2006

Culicchia


E' uno scrittore torinese che ho scoperto per caso. Dovevo fare la recensione di un libro, e come primo premio ho vinto l'incontro con questo autore nostrano di cui non avevo mai letto nulla. Mi ha premiata con il suo libro AMBARABA', che ho letto subito e tutto d'un fiato. Alla fine mi sono innamorata di lui e ho comprato tutto il comprabile: la serie di A SPASSO CON ANSELM, il suo amico e coinquilino formichiere no global.
E adesso, mi ritrovo "il Culicchia", come direbbe Anselm, su TorinoSette, il settimanale de La Stampa dedicato alla città olimpica, che gestisce una rubrica...

«Egregio Dott. Culicchia, le invio in allegato la foto della scritta I « TO (dove « è il disegno di un cuore, in rosso, e le parole I e TO sono in nero) che potrebbe recensire nella sua rubrica, se non lo ha già fatto in passato, e se la ritiene adatta, essendo detta scritta tracciata non su un muro, bensì sull'asfalto, ed, in particolare, su una striscia bianca dell'attraversamento pedonale di via Santarosa angolo piazza Statuto. Potremmo filosoficamente dire che una strada è un muro orizzontale ... Riguardo all'interpretazione si potrebbe pensare a Io amo Torino, ma chi potrebbe mai scrivere una cosa simile? Un torinese no di certo, in quanto è risaputo che I torinesi non amano Torino. Un non torinese? E perché mai un non torinese dovrebbe venire a Torino per scrivere sull'asfalto che la ama? A mio parere l'interpretazione corretta è la seguente: il signor I, di chiara origine vietnamita (basta pensare all'ottimo ristorante di pesce di CatBa sull'isola di CatBe nella baia di Halong che si chiama I, appunto in onore del figlio, di nome I, del proprietario) ama la signora TO, forse di origine cinese, dando origine ad una moderna, nonché asiatica, versione di Romeo e Giuglietta, essendo noto che vietnamiti e cinesi poche volte nei secoli passati sono andati d'accordo. Sperando con questa mia di aver scritto a sufficienza per riempire una parte sostanziosa della Sua rubrica, la saluto. Un suo affezionato lettore. Stealb. P.S. Se, al contrario, non mi sono dilungato a sufficienza, cercherò di fare meglio una prossima volta». Gentile Stealb, come può constatare la lunghezza della sua missiva era assolutamente perfetta. Della scritta I LOVE TORINO ci si è occupati sia in questo spazio sia sulle pagine della Stampa: essa è frutto dell'amore per la nostra città di un'artista francese qui trapiantata di nome Sabine, il che le dà ragione da un lato e torto dall'altro. Grazie.

A proposito di nuovi scrittori che ho scoperto, anche se "il Culicchia" l'ho scoperto alle superiori, anche Luca Bianchini non è male...il suo libro Instant Love mi ha preso un sacco!
Ma Anselm è di gran lunga il meglio!

14 febbraio 2006

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04 febbraio 2006

Chitarra - xilofono?!

Come avrebbe suonato Jimmy Endrix le note di "Hey Joe" con una chitarra le cui corde si irrigidiscono, diventando uno xilofono? E che ne sarebbe delle partiture di musica classica con un contrabbasso di sei metri? Sono strumenti virtuali, di cui esiste solo un modello nel computer, inventati dagli ingegneri del suono.
Ingegneria e design del suono è la nuova specializzazione del corso di laurea di ingegneria informatica del Politecnico di Milano, in collaborazione del conervatorio Verdi. Numeri e acustica si alleano in un campo comune di ricerca.
Uno degli obiettivi è ottenere acustiche di impatto evocativo nel settore dell'entertainment, per sostituire i rumoristi.

01 febbraio 2006

Amore universale

Lui tedesco, bruno, serio, fin troppo alto per la sua età. Lei italiana, bionda, prorompente, non si può dire che passi inosservata. Camminano sul bordo della strada che costeggia le colline di Sanremo, quando la bionda scivola, precipitando nel canale di scolo, trappola di cemento armato. Un muro liscio di quattro metri la separa dalla salvezza: lei prova a scalarlo con le unghie, ma crolla al suolo senza altra speranza che lui.Lui, il tedesco, la conosce appena, ma sa che l’amore è dare, dare sempre e per primi, non importano le conseguenze e le ricompense. Corre in cerca di una casa dimenticata nel bosco e grida aiuto. Nessuno lo sente e allora continua a gridare: incessante, tenace. Ogni tanto torna al canale e guarda giù: resisti, bionda, ti salverò. All’alba qualcuno nella casa si affaccia, pensa che sia uno scocciatore, uno zingaro, un mendicante affamato. Gli butta qualcosa dalla finestra, forse del cibo, ma il tedesco scuote la testa e continua a gridare. Finalmente nella casa capiscono e chiamano i vigili del fuoco. Lui li guida fino allo scolo, li osserva calarsi lungo la parete ed estrarre la bionda bagnata e tutta tremante. Ma quando i pompieri lo invitano a salire sull’ambulanza con lei, il tedesco tentenna, arretra, si sottrae. Ha agito in nome dell’amore assoluto, quello che non chiede nulla in cambio se non la libertà. Si riempie i polmoni con l’aria del mattino e la rincorre lungo sentieri che solo lui conosce, fino a scomparire all’orizzonte. Lascia la speranza che tutti, una volta nella vita, si possa palpitare allo stesso ritmo celeste del tedesco e della bionda. Anche se loro, va detto, sono due cani.
Massimo Gramellini, Buongiorno

Il pensiero debole 2

Basta poco per sentirsi scemi. Basta sedersi in poltrona, impugnare il telecomando come la lucente spada di Godric e smanettare di canale in canale. E' una continua sollecitazione. Oltre alle isole, le talpe, le porte a porte, le bedde matrix e i fazi che non si schiodano dalla poltrona, una mano grande la danno le pubblicità. Facendole io personalmente non dovrei parlarne ma siccome sono politicamente scorretta e me ne vanto, due paroline le spenderei. Intanto assegno il primo premio allo spot del supermercato con marchio giallo. Quello che al posto del nome ha un grumo di consonanti. Quello dove si sente una voce fuoricampo, a metà tra l'acuto di un pipistrello e lo strillo di un gabbiano entusiasta sulla discarica, che ci informa gioiosa che: «Da venerdì 9 dicembre in tutti i supermercati gialli troverai: tornio per apicultori a soli 14 euro e 90, paraorecchie per muli a 5 euro e 70, tagliabrodo in peltro a 12 euro e 40 e dissipa nebbia a soli 4 euro e 60». E intanto sullo schermo si avvicendano le foto di questi oggetti meravigliosi. Che però hanno una prerogativa assoluta: scatenarti il dubbio. Come ho fatto finora a vivere senza un tornio per apicultori? Mumble mumble. Com'è che non ho mai sentito l'esigenza di una sega elettrica? Ce l'ha persino Eminem santo cielo… e io chi sono? La figlia della serva? Come posso star serena senza una saldatrice portatile, un aspiratore di foglie e una sacca porta snobord? Ma dove ce l'ho la testa? Ma dove vivo? Premio della critica invece a tutte le pubblicità degli spruzzi. Non so se ci avete fatto caso. Da un po’ di tempo a questa parte vanno di modissima i detersivi che invece di sciogliersi in acqua, polverizzarsi sulla ceramica e ingellarsi sui pavimenti, si spruzzano. C'è persino un prodottino che si spruzza sui piatti per lavarli. Mica vuoi cacciarli dentro l'acqua e smanazzare tra la schiuma? Fatti furba. Spruzza direttamente il detersivo sui piatti come fossero i vetri della veranda. Frrrt frrt. E vedi come fai più veloce. Sì ma quanto ne consumi? A cisterne. Tu sta zitta e spruzza, mula. E finito di spruzzare lì, spruzza sulle tende. Sì perché c'è un altro prodottino che si usa per togliere gli odori. La tenda puzza? Non c'è problema. Vorrai mica lavarla? Sei mica scema? Se la tua tenda puzza di stantio muffa e camel light spruzzaci sopra sto spray e tutto sembrerà più fresco. Sul cuscino ci ha fatto la pipì il gatto? Niente panico. Per levar via l'odor di piscia basta un frut frut e il gioco è fatto. Stessa tiritera per il bagno. Dove sta, che il cielo lo benedica, seduto sul cesso ormai da anni, lo stesso cinesino che fa la cacca come un drago e poi tappandosi il naso si dice da solo: Che odore! E frrt frrt spruzza pure lui. Allora. Intanto io voglio sapere quanti anni ha ormai il cinesino. Secondo me, a naso, espressione quanto mai azzeccata, sarà già all'università. Facoltà di medicina specialità proctologia. Fidanzato con la riccona che lucida da anni la zuccheriera con l'Argentil e compagno di merende di quella maniga di baluba che per bere un cicchetto di amaro tutte le volte devono sbrogliare un casino.
Luciana Littizzetto, Torinosette

Il pensiero debole 1

Cosa sono quegli occhi in cerca di solidarietà? Con me non attacca. Posa quella fetta di panettone. «Ma sai che su Marte peserei solo 26 chili scarsi?» Sì, ma purtroppo per me vivi sulla terra ne pesi ben 68 abbondanti. «Dovrei predere la residenza sulla Luna. Lì sarei un fuscello. Neanche 12 chili». Senti un po’ figlia delle stelle… Smetti da sola di dare i numeri o devo picchiarti in testa con il pentolino del thè? «Per mettermi a dieta aspetto le indicazioni del ministero della salute». Di chi? «Di Storace. Prima o poi uscirà da quei consultori e ci dirà come fare». Sì, buonanotte. Parlare di diete a Storace è come parlare di Posillipo a Borghezio. «E dire che mangio solo verdura». Anche gli elefanti mangiano solo verdura, non vuol mica dire. «Diciamo che mangio per dimenticare». Per dimenticare cosa? Quanta fame hai? «Non trattarmi male. Sono una donna fallace. Piena di falle. E ho detto falle. Plurale femminile. Non maschile, ahimè». Molly, finiscila. «Ma la colpa sai di chi è?» Sentiamo. Tutte le volte che Molly tenta di individuare la causa dei suoi problemi puoi star sicura che una boiata la dice sempre. «E' lui. Alfonso». Come volevasi dimostrare. E' sempre bello constatare quanto sia cretina. «Non facciamo mai l'amore». E che c'entra? «C'entra, c'entra. Ho letto che con soli 18 minuti di ciupa ben fatto ti sbarazzi delle calorie di una grossa fetta di torta al cioccolato. E con un solo bacio te ne bruci via ben 20 tonde tonde. Capisci perché ingrasso?». E bacialo di più. «Non ce la faccio. Mi allappa la lingua come fanno i cachi acerbi». L'effetto che fa bere dopo i carciofi crudi? «Tipo». Ah però. «L'unica sensazione che gli suscito è il sonno. E si addormenta dal basso. Ho reso l'idea?» Perfettamente. Beh, consolati. Pare che la castità vada di moda anche tra i vip. La Ricciarelli ha dichiarato di non praticare più da 15 anni. «Ma se era ancora sposata con Pippo» Sì però lui se ne andava in giro a baciare belle ragazze. Anche la Hunziker dice che è casta. «Si vede che con i fidanzati paranormali leggeva i fondi di caffè». E' che se stai insieme da un bel po’ ti manca la novità. «Eh lo so. Si preferisce sprofondare nell'Emeniflex con la coperta di lana merinos in omaggio». Mi raccontava una coppia di amici, sposati da un sacco, che quando finalmente decidono di fare del ciupa ci mettono pochissimo tempo. I loro nomi in codice sono scheggia e scintilla. In meno di 10 minuti finisce la performance, preliminari compresi. «Davvero?». Sì, lui mi ha fatto molto ridere perché mi ha detto: ma sai, dopo tanto tempo, io so benissimo dove andare a parare. Dove ravanare. Hai presente i citofoni dove non c'è scritto il cognome ma c'è una tastierina con i numeri e tu schiacci 456 e ti si apre magicamente il portone? Con mia moglie uguale. Tric, truc fruc frac… fatto. Già fatto? Basta sapere la combinazione. «Ma è come fare la caccia al tesoro e trovare il baule dopo dieci minuti! Beh, non è per niente consolante. Significa che avrò il futuro della donna cannone. Adesso faccio domanda in qualche circo. C'hai mica il numero di Moira Orfei?».
Luciana Littizzetto, Torinosette